Apollo – Maschera di luce in un mondo tossico
Il dio della verità che sceglie il silenzio davanti al disastro.
Apollo è il Sole, la luce che svela. Ma in un’epoca dove la verità è deformata, dove l’arte è contenuto e l’armonia è nostalgia, persino lui si copre il volto.
La maschera antigas non è difesa: è dichiarazione.
Non vuole respirare il marcio. Non vuole farsi complice.
Figlio di Zeus, dio della musica, della medicina, delle profezie, Apollo ha sempre avuto un ruolo attivo tra i mortali. Ma ora li osserva da lontano, immobile. Come quando Dafne gli sfuggì e non mosse un dito per cambiare il suo destino. Come quando condannò Niobe, ma con una compostezza spietata.
La sua giustizia non è vendetta. È ordine. È distacco.
Oggi, mentre la società implode tra narcisismi, ipocrisie e verità comode, Apollo indossa la maschera e tace.
Non urla. Non corregge. Non scende a compromessi.
È l’artista che si rifiuta di “fare contenuto”.
Il visionario che crea in silenzio, mentre tutto brucia.
La coscienza pulita che non si mescola, che guarda in faccia la decadenza e non arretra, ma nemmeno applaude.
Questa è una visione per chi sceglie di non partecipare.
Per chi preferisce essere lucido, solo, essenziale, che rumorosamente giusto.
Per chi sa che non tutto va salvato.
E che la bellezza, quella vera, non deve piacere a tutti.